Sua Maestà la Regina d'Italia e la Pizza Margherita
Nobiltà

Sua Maestà la Regina d'Italia e la Pizza Margherita

mdo  Redazione | Gennaio 17, 2024

Napoli, 17.01.2024 notizieinternazionali - I napoletani adorano le storie sui monarchi che mangiano la pizza. Sembra che il Re Ferdinando di Napoli all’epoca, anch’egli innamorato della Pizza, abbia fatto costruire un forno per la pizza proprio nella Reggia di Capodimonte, forse lo stesso forno che alcuni dicono fosse stato usato per realizzare successivamente la pizza per la Regina Margherita. La pizza è un prodotto tipico napoletano, Pizza Margherità è una specialità condita con pomodoro, mozzarella, basilico fresco, sale e olio; assieme alla Pizza Marinara condita con pomodoro aglio origano e olio, sono le specialità più popolari delle pizze italiane. Rappresenta sicuramente il simbolo per antonomasia del patrimonio culturale napoletano e culinario italiano, diffusa per la sua fama in tutto il mondo.

Ricostruiamo la storia più famosa: il 21 maggio 1889 il Re Umberto I e la Regina Margherita di Savoia si recarono in visita a Napoli e soggiornarono alla reggia di Capodimonte. La Regina stanca della cucina francese apprezzata dai Reali Europei, chiese che le sarebbe piaciuto assaggiare il cibo della gente comune: la pizza di cui tanto aveva sentito parlare. Ma lo status regale non permetteva certo di potersi recare alla pizzeria, per cui venne convocato un pizzaiolo direttamente a corte, perché preparasse la specialità tipica napoletana per la Regina, e tra i più popolari fu scelto un certo, Raffaele Esposito, proprietario di una taverna di Napoli chiamata "Pizzeria di Pietro e basta così", fondata nel 1780 da Pietro Colicchio.

Esposito si recò alla reggia con il cognato Brandi e la moglie Maria Giovanna, anche lei figlia di pizzaioli. Lì preparò tre pizze che presentò alla Regina: la Mast'Nicola con strutto, pecorino pepe e basilico; la pizza più famosa all’epoca, la Marinara con pomodoro, aglio, alici cecenielli origano e olio; e un’altra pizza ancora con olio pomodoro e fettine di mozzarella adagiate come petali di fiore, a cui la moglie aggiunse qualche foglia di basilico. Pare che la Regina apprezzò particolarmente quest’ultima sia per il sapore, quanto per i colori che omaggiavano il tricolore della bandiera italiana. Incuriosita, domandò come si chiamasse, ed Esposito rispose: “ Pizza Margherita” in Vostro onore Maestà. Che brillante gesto! La Regina assaggiò tutte e tre le pizze, ma gustò più di tutte l'ultima, tanto che se ne innamorò, al che, Esposito per la gioia della Regina, nominò la pietanza Pizza Margherita, siglando per sempre il nome ufficiale da quel momento in poi. La Regina Margherita, che non aveva mai mangiato una pizza così buona prima di quell'occasione, avrebbe apprezzato talmente i piatti e il galante gesto della personalizzazione della Pizza col proprio nome, che, fece preparare personali elogi su di un foglio con Sigillo Reale una nota di ringraziamento per iscritto a mano velocemente dal Capo dei Servizi di Tavola della Casa Reale, Camillo Galli, con la seguente scrittura: «Casa di Sua Maestà - Capodimonte - 11 giugno 1889 - Ispezione - Ufficio di Bocca - Pregiatissimo Sig. Raffaele Esposito Brandi - Le confermo che le tre qualità di Pizze da Lei confezionate per Sua Maestà la Regina vennero trovate buonissime - Mi creda di Lei - Devotissimo Galli Camillo Capo dei Servizi di Tavola della Reale Casa»

Sull'autenticità del documento sono stati sollevati diversi dubbi. Zachary Nowak, docente di storia di Harvard e direttore del The Umbra Institute, ha trovato numerose discrepanze, come il tipo di timbro impiegato, la mancanza dell'intestatura, la grafia e la firma di Galli e infine l'assenza della lettera indirizzata ad Esposito nell'elenco dei protocolli con cui vengono registrate le comunicazioni in entrata e in uscita da Corte. Ovviamente lo stesso docente di storia, e chi come ha fatto lui, annullerebbe la Sua stessa tesi, in quanto menziona la classica operazione di protocollo di Corte dimenticando che i Regnanti in quell’episodio non erano a Corte a Torino, per cui di sicuro l’Ufficio di Protocollo non era attivo a Napoli e quindi il materiale cartaceo disponibile alla Reggia di Capodimonte era per il minimo indispensabile. Tantomeno in quel momento la Nota non era di una importanza così rilevante da dover necessariamente documentarla nei Registri di Corte appena rientrati a Torino, difatti la stessa è stata fatta anche in maniera rapida e fuori dalle righe del Cerimoniale in chiave confidenziale per sugellare un gesto di Stima e Devoto Ringraziamento. Comunque se Raffaele Esposito acquistò la sua pizzeria solo nel 1883, è improbabile che abbia preparato la pizza gustata dalla Regina nel 1880. Anche se la lettera del 1889 qualcuno grida alla frode, non prova assolutamente che Raffaele Esposito non abbia preparato la Pizza per la Regina e successivamente non le abbia dato il Suo nome. Anzi il quotidiano romano Il Bersagliere ne sugella l’origine e attribuisce a Raffaele Esposito la paternità, dopotutto, non Vi è l'uso del nome Pizza Margherita prima del 1889.

D’altronde ad avvalorare la veridicità dell’evento ne riportarono notizia anche diversi giornali, come il quotidiano romano Il Bersagliere del 19 giugno 1889 che scrisse quest'articolo: «Pizze alla napolitana - Giovanni Brandi è uno dei più famosi negozianti di pizze alla napolitana. Egli tiene in Napoli parecchi negozi di questo ghiotto commestibile, di cui si fa assai prospero commercio. Sere or sono la sua pizzeria posta al grottone di Palazzo fu visitata da un signore, il quale disse al pizzaiuolo che S.M. la Regina desiderava di mangiare le pizze alla napolitana. Il pizzaiuolo, contento come dieci pasque, andò dal principale Giovanni Brandi che ha la bottega alla Speranzella, e che egli rappresenta al Grottone, e gli disse dell'incarico dato dalla Regina. Questi, la mattina seguente, indossato un abito da festa, si presentò in carrozzino, insieme al suo capo-giovane che sta al Grottone, e mercè un biglietto di riconoscimento, fu ammesso in corte. Trovò in una stanza alcuni gentiluomini che stavano a pranzo ed offrirono loro del Capri; poi fu introdotto dalla Regina. Sua Maestà sedeva su una sedia a bracciuoli; un gentiluomo di Corte - figuratevi che il Brandi stesso racconti - disse alcune parole in francese alla Regina, la quale domandò che specie di pizze sapesse egli fare. Il Brandi trasse fuori un foglio di carta bollata, sul quale, per maggiore pulizia, aveva scritto l'elenco di 35 qualità di pizze, tra le quali pregò Sua Maestà di scegliere. La Regina lesse, e punta dalla curiosità di sapere che cosa fossero i cicinielli e gli gammarielli, gli ordinò che fra le altre facesse quelle due qualità di pizze per il giorno seguente. Brandi rimase un pò interdetto; sudava freddo per l'emozione. Disse alla Regina: << Come si fa, per sua Maestà che è avvezza alla cucina col burro e non mangia roba fatta con la ‘nzogna, a farle pizze alla napoletana?>>. <<Non vi preoccupate di questo>> rispose la Regina. <<Io voglio che voi mi facciate le "pizze come siete solito di farle pel popolo di Napoli">>. Giovanni Brandi fu mandato alle cucine; dispose certi accomodi per i forni, ordinò della legna e delle pampuglie: e disse che quanto al resto avrebbe pensato lui. L'indomani, che fu il 14 scorso, Brandi andò a Capodimonte fornito di pale, fiore di farina, cicinielli, alici, gammarielli, nzogna, olio, otto rotoli di pasta e molto altro ben di Dio. Scese in cucina, si scamiciò, si pose il grembiule, la berretta di tela e si diede all'opera. Grande curiosità in Casa Reale, al rumore cadenzato del pizzaiuolo che stendeva la pasta; il Principino non può attender più; vuole a forza una pizza, gli si è presentata, la mangia, gli piace. Più tardi escono otto grandi pizze, fumanti, friggenti, fragranti: la Regina ne saggia un poco di tutte, e n'è assai contenta. Gran gioia e commozione di Brandi, il quale domanda la grazia di poter posizionare lo Stemma Reale in un’insegna sulla Sua pizzeria.»

L'articolo fu ripreso giorni dopo anche da alcuni quotidiani statunitensi, tra cui il Chicago Daily Telegraph. Lo storico Luca Cesari successivamente realizzò che la pizzeria visitata dall'emissario della Casa Reale, fu quella gestita dagli eredi del celebre pizzaiolo Pietro Calicchio, in salita Sant'Anna di Palazzo, a breve distanza dalla zona del Grottone (Galleria Borbonica). Come riportato nell'articolo: “ad essere avvisato di quanto avvenuto dal pizzaiolo non fu però il padrone della pizzeria (Ferdinando Calicchio), ma Giovanni Brandi, titolare della pizzeria della Speranzella. Cesari ipotizza quindi che alla base di questo singolare avvenimento altro non vi fosse che un forte legame tra i due soggetti e che il pizzaiolo non fosse altro che Raffaele Esposito, genero di Brandi”.  

Ricercando, ci sarebbe anche un articolo della Geneva Gazette ristampato dal Washington Post il 25 luglio 1880, si racconta della Regina Margherita in visita a Napoli la quale guadagna popolarità proprio mangiando la pizza: “una sorta di torta sbattuta in forma rotonda e guarnita con vari condimenti”. Poi si leggerà più avanti, che la Regina manda a chiamare un pizzaiolo, che visita Capodimonte e le propone un menù di 35 scelte diverse. Articolo pubblicato 9 anni prima dell’incontro con il Pizzaiolo Raffaele Esposito. Vero è che vi sono molte prove che pomodoro, mozzarella e basilico coesistessero sulla pizza prima del 1889, quindi coloro che attribuiscono questa data all'invenzione della pizza moderna si sbagliano di grosso. È addirittura ipotizzabile come riporta l’articolo del Washington Post che nel menu di 35 pizze offerto alla regina nel 1880, potesse tra le otto da lei selezionate, anche esserci un esordiente Pizza Margherita che oggi conosciamo e amiamo.

La pizza con sopra le fette di mozzarella è quindi quella coperta di formaggio grattugiato e condita con lo strutto, con del pomodoro opzionale; è plausibile che il pizzaiolo Raffaele Esposito Brandi abbia optato per eliminare dalla creazione tutti gli elementi di gusto troppo forte, sfornando ciò che poi sarebbe da lì a poco diventata la Pizza Margherita.

Emmanuele Rocco, nel secondo volume del libro Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti di Francesco De Bourcard pubblicato nel 1858, rapportò che la pizza era già in uso, difatti in tale edizione scrisse di varie combinazioni di condimento con diversi ingredienti tra i quali basilico, “pomidoro” e “sottili fette di muzzarella”: «Le pizze più ordinarie, dette coll'aglio e oglio, han per condimento l'olio, e sopra vi si sparge, oltre il sale, l'origano e spicchi d'aglio trinciati minutamente. Altre sono coperte di formaggio grattugiato e condite collo strutto, e allora vi si pone disopra qualche foglia di basilico. Alle prime spesso si aggiunge del pesce minuto; alle seconde delle sottili fette di muzzarella. Talora si fa uso di prosciutto affettato, di pomidoro, di arselle ec. Talora ripiegando la pasta su di sé stessa se ne forma quel che chiamasi calzone.»