Agli italiani non si deve dire che l’Italia è sotto infrazione dall’UE per la raccolta RAEE
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Agli italiani non si deve dire che l’Italia è sotto infrazione dall’UE per la raccolta RAEE

mdo  Redazione | Novembre 10, 2024

Bruxelles, 10.11.2024 economiacircolare - Obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell’ordine, giudici e pubblici ministeri, redigere strategie nazionali e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale politico e di affari. I dati sui reati ambientali raccolti dai Governi dell’UE dovrebbero inoltre consentire di affrontare meglio la questione e aiutare la Commissione.

Italia sotto infrazione UE per la raccolta RAEE

Comunque, il 25 luglio 2024, l'Italia è stata ufficialmente notificata dalla Commissione Europea con la procedura di infrazione n.2024/2142 per il mancato rispetto degli obiettivi di raccolta dei #RAEE previsti dalla direttiva 2012/19/UE. La contestazione si basa sui dati del 2021, primo triennio di test, che mostrano un tasso di raccolta del 33,8%, ben al di sotto dell'obiettivo del 65% stabilito dalla normativa europea. Il D. Lgs. 49/2014 disciplina la gestione e il corretto trattamento dei RAEE e identifica il nuovo target di raccolta a cui devono tendere i Paesi europei a partire dal 2019: il 65% del peso medio delle AEE immesse sul mercato nei tre anni precedenti. Il target del 65% doveva essere raggiunto dagli Stati membri entro il 2019, con l'obiettivo di garantire una progressiva crescita nella raccolta dei RAEE.

L'Italia, non solo ha mancato questo obiettivo, ma si trova ora a dover giustificare la notevole distanza che la separa dal traguardo imposto dall'UE.

Questo risultato mette l’Italia tra i peggiori Paesi in Europa, dove nessun Paese ha effettivamente raggiunto il target del 65%, ma molti sono comunque più vicini a tale obiettivo rispetto all'Italia.

Ad aggravare la situazione, proprio mentre l'Unione Europea avviava la procedura di infrazione, il Governo Italiano ha deciso di ritirare una serie di emendamenti al Ddl sull'approvvigionamento di #materieprimecritiche che avrebbero potuto potenziare e semplificare la raccolta dei RAEE. Emendamenti che avrebbero incluso misure per migliorare la comunicazione e la sensibilizzazione dei cittadini, oltre a semplificare le procedure di raccolta per gli operatori del retail.

Un chiaro segnale di disaccordo all'interno del Governo e una mancanza di strategia coordinata per affrontare le sfide poste dal #CriticalRawMaterialsAct dell'UE. L’atto legislativo che richiede che entro il 2030, il 25% del fabbisogno di materie prime critiche venga soddisfatto tramite il riciclo, un obiettivo che sembra sempre più lontano per l'Italia, dato che la raccolta dei RAEE rimane intorno al 30%, molto distante dal target del 65%. L'Italia dovrà rispondere alla messa in mora della Commissione Europea, giustificando il fallimento nel raggiungimento degli obiettivi di raccolta e delineando le azioni che intende intraprendere per colmare questo gap. L’Italia adesso è costretta a correre e recuperare ad impatto zero la sana economia circolare, non si può più solo recuperare parte del materiale ma si deve certificare che fine fa il restante, anzi si dovrà obbligatoriamente rendicontare dove sarà lasciato e gestito senza inquinare ulteriormente.

Risultati della raccolta RAEE in Italia: ecco il quadro dai dati ufficiali

Secondo il report del Centro di Coordinamento RAEE relativo al 2023, l'Italia ha raccolto 510.708 tonnellate di rifiuti tecnologici, registrando un calo del 4,6% rispetto all'anno precedente. Di questi, i RAEE domestici hanno rappresentato circa il 72% del totale raccolto, mentre i RAEE professionali hanno costituito circa il 28%. Le categorie che hanno visto un incremento nella raccolta sono i "grandi bianchi" (come frigoriferi e lavatrici) con un +6,7% rispetto al 2022, i prodotti IT con un +2,7%, e le sorgenti luminose con un aumento del 23,7%. La raccolta di TV e monitor è crollata del 32,2%.

I numeri confermano che, sebbene ci siano alcune aree di miglioramento, il sistema nel suo complesso fatica a raggiungere gli standard europei, con una significativa parte dei RAEE che non viene raccolta né trattata adeguatamente.

La raccolta RAEE ad impatto zero può risultare di importanza strategica

Raccogliere i RAEE è fondamentale per diverse ragioni, sia ambientali che economiche che di sviluppo. Questi rifiuti oltre a rappresentare una crescente fonte di inquinamento, contengono anche #materialipreziosi e #terrerare che possono essere recuperati e riutilizzati, riducendo così la dipendenza dalle risorse naturali e migliorando la sostenibilità complessiva. Purtroppo attualmente secondo l’Unione Europea in Italia è tutto gestito male e le Istituzioni si affidano totalmente, convinti di far bene alle solite aziende,  ma con le nuove norme in vigore le stesse Istituzioni si renderanno complici di tali inadempienze se effettivamente non corrono ai ripari anche perché le colpe non potranno più ricadere sui cittadini. Una volta estratti i minerali ricercati dai Raee, il restante non deve poter inquinare ancora, per cui diventa importantissima la tecnologia che dovrà intervenire, oltre al fatto che per il recupero della materia e dei minerali, la Comunità Europea non ha intenzione di vedere coinvolte le stesse aziende che hanno inquinato.

I RAEE contengono diverse tipologie di materiali

Metalli preziosi: oro, argento, platino e palladio sono tra i metalli più preziosi presenti nei circuiti elettronici e nelle schede madri. Questi materiali, se recuperati, possono essere riutilizzati per la produzione di nuovi dispositivi elettronici, riducendo la necessità di estrarre nuove risorse.

Metalli critici e terre rare: i RAEE contengono anche terre rare come il neodimio, il disprosio e il terbio, oltre a metalli critici come il cobalto, il litio e il nichel. Questi elementi sono essenziali per la produzione di tecnologie avanzate, come batterie per veicoli elettrici, turbine eoliche e smartphone. Il recupero di queste risorse è particolarmente importante per ridurre la dipendenza dell'Europa da fornitori esteri, spesso localizzati in Paesi politicamente instabili o con politiche commerciali restrittive.

Metalli comuni: oltre ai metalli preziosi e alle terre rare, i RAEE contengono anche grandi quantità di rame, alluminio, ferro e stagno. Questi materiali, se recuperati, possono essere riutilizzati in vari settori industriali, contribuendo a ridurre l'impatto ambientale della loro estrazione e lavorazione.

Materiali plastici: i RAEE contengono una varietà di polimeri plastici, tra cui il polietilene tereftalato (PET), il polipropilene (PP), il polistirene (PS), il policarbonato (PC), il polivinilcloruro (PVC), il polibutilene tereftalato (PBT), il poliarilato (PAR) e il polimetilmetacrilato (PMMA). Questi polimeri, se correttamente separati e trattati, possono essere riciclati e utilizzati per produrre nuovi materiali plastici, contribuendo a ridurre l'inquinamento da plastica e a conservare risorse preziose.

Il recupero di questi materiali, oltre a rappresentare una questione di sostenibilità ambientale, è anche una questione di sicurezza economica e strategica. Le materie prime critiche sono fondamentali per la cosidetta transizione ecologica e tecnologica, e la loro estrazione dai RAEE può diventare una risorsa preziosa che non può essere trascurata. Ma per sfruttare appieno questo potenziale, è necessario migliorare significativamente i tassi di raccolta e riciclo, superando le attuali difficoltà e inefficienze del sistema italiano. Al momento vengono implicate le solite strategie tecnologiche che attratte dai soldi pubblici fanno solo il minimo per poter giustificare ai Ministeri preposti la richiesta dei finanziamenti, ma alla fine continuano a produrre inquinamento e ad appesantire tutta la macchina della gestione dei rifiuti, contravvenendo alle regole imposte dalla UE per il rispetto alla sana Economia Circolare, facendo pervenire alle Italia nuove sanzioni.

I problemi del sistema italiano

Il principale problema del sistema italiano di raccolta RAEE che si deve far comprendere a tutti, risiede nella frammentazione e complessità burocratica, ma è davvero così?

Oppure il reale problema che con diplomazia viene celato è un altro? Quello di dover sponsorizzare sempre le solite aziende protette, che in stragrande maggioranza sono bandite dall’interessarsi a progetti ecologici ed ambientali poichè sono le stesse che hanno determinato inquinamento e sanzioni all’Italia e a nulla serve se queste sono risultate inquisite indagate o condannate come spesse volte inondano le prime pagine dei giornali. Aziende che tra l’altro non potrebbero partecipare ad alcuna iniziativa di settore né energetico e né ambientale. Non v’è il bisogno di indicare nomi, basterà ricordare chi ha inquinato o creato danni in passato, e si scoprirà che, senza soldi propri, con distrazioni istituzionali fatte di carte bollate, tali aziende decidono sulle spalle dei cittadini italiani, e anche se queste aziende continuano indisturbate a fare danni, a pagare restano sempre e solo i cittadini italiani. Cosa ancora più grave è che tali aziende con rapporti importanti e trasformismi vari, attraverso propri professionisti viene consentito di spulciare documentazione della concorrenza e giudicarne la progettualità presentata alle istituzioni, la quale stranamente sarà poi lasciata nelle etere della burocrazia per ritrovarsi a non essere promossa.

Altro problema ma superabile se ci fosse solo più semplicità nella regolamentazione, infatti pur esistente, è spesso complicata da norme eccessivamente che non facilitano il conferimento da parte dei cittadini. Ad esempio, sono in molti a conoscere il conferimento "1 contro 1", ritiro del vecchio apparecchio al momento dell'acquisto di uno nuovo, ma pochi a conoscere quello "1 contro 0", conferimento di piccoli apparecchi senza acquisto, max 25 cm, crea confusione e disincentiva il corretto smaltimento. Inoltre, l'accesso alle isole ecologiche non è sempre agile, sia per la loro scarsità sia per gli orari. A parte che mancherebbe il controllo sul materiale che entra e che potrebbe essere facilmente ri-trasportabile all’esterno per alimentare mercati neri trasversali fuori controllo. Poi una mancanza di una campagna di sensibilizzazione efficace e di incentivi concreti per il conferimento corretto dei RAEE aggrava ulteriormente la situazione, portando molte persone a conservare i vecchi apparecchi in casa o a smaltirli in modo a volte inappropriato.

Per migliorare la raccolta dei RAEE in Italia, è necessario un approccio integrato che coinvolga tutti gli attori della filiera. Innanzitutto, semplificare la normativa e ridurre la burocrazia legata al conferimento potrebbe incentivare i cittadini a smaltire correttamente i propri apparecchi elettronici. Inoltre, sarebbe utile introdurre incentivi economici, come sconti sulla tassa dei rifiuti (TARI) per chi gestisce correttamente i RAEE. Ma manca come denunciato dalla UE il controllo nella filiera successiva della traccia del materiale restante, ovvero recuperatone una parte significativa, il restante diventa magicamente irrintracciabile, poi col tempo la UE lo ritrova ad inquinare, per cui ora tra transizione energetica - economia circolare ed impatto zero non si può più fingere di non sapere, così arriva la legge “chi sbaglia paga” tra impresa e politica, essa riguarda il suolo aria ed acqua.

La campagna di sensibilizzazione intitolata "Quest’estate non abbandonarmi!" è stata lanciata durante l'estate del 2024 con l'obiettivo di incentivare il corretto conferimento dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) per ridurre l'inquinamento ambientale e promuovere il recupero dei materiali preziosi in un'ottica di economia circolare. Ma, stranamente si guarda solo dove punta il dito, e non dietro al dito stesso: in effetti ogni campagna risalta il compito del cittadino, poi le aziende preposte alla gestione della filiera se fanno danni, lasciano le sanzioni ai cittadini italiani. Le nuove direttive dell’UE sono divenute molto più restrittive e l’Italia risulta tra le prime Nazioni più inquinanti d’Europa, adesso il Governo Italiano ha l’obbligo di trovare Aziende non implicate alle Vecchie, di scegliere Nuove Strutture con Tecnologie veramente ad Impatto Zero e non più solo sulla carta, si ricorda che le Vecchie Aziende sistematicamente facevano sparire la documentazione del materiale restante, in barba all’economia circolare come denunciato più volte dalla Comunità Europea. Gli errori delle trascorse Politiche di Governo sono sempre stati solo pagati dai cittadini, per tal motivo dall’Europa è in arrivo la nuova norma che sanziona e punisce i responsabili per le cattive gestioni e a nulla serviranno eventuali scudi penali, anzi essi determineranno irresponsabilità e malafede. I reati ambientali commessi da persone fisiche - politici e rappresentanti d’impresa saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno. Per i cosiddetti reati qualificati, il massimo è di 8 anni di reclusione, per quelli che causano la morte di una persona 10 anni e per tutti gli altri 5 anni. Tutti i trasgressori saranno tenuti a risarcire il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato, oltre a possibili sanzioni pecuniarie. Per le imprese l’importo dipenderà dalla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo mondiale o, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro. Gli Stati membri inoltre potranno decidere anche se perseguire i reati commessi al di fuori del proprio territorio.

La campagna estiva di questo 2024: "Quest'estate non abbandonarmi!"

Simpatica l’idea della campagna di sensibilizzazione intitolata "Quest’estate non abbandonarmi!" lanciata durante l'estate del 2024 con l'obiettivo di incentivare il corretto conferimento dei RAEE. Anche se oramai il cittadino sembra divenuto sempre più responsabile, è stata progettata per ricordare ai cittadini di non abbandonare vecchi elettrodomestici e dispositivi elettronici per strada o in luoghi inappropriati. In estate è più probabile che nascano esigenze a sostituire o smaltire dispositivi elettrici ed elettronici, spesso a causa di malfunzionamenti dovuti a cambiamenti di temperature o perché scoprono che gli apparecchi nelle case di villeggiatura, non utilizzati durante l'anno poi smettono di funzionare correttamente.

La campagna come nella favola del “la bella e la bestia”, utilizza la tecnica della pareidolia, una modalità che porta le persone a far vedere volti o figure umanizzate in oggetti inanimati. Le immagini costruite ritraevano elettrodomestici e dispositivi con volti "tristi" e "disperati", a mostrare proprio l’essere stati abbandonati. Questo approccio creativo di comunicazione ha lo scopo di umanizzare gli oggetti e far riflettere per coinvolgere verso un corretto utilizzo dei RAEE, i quali a loro volta responsabilmente dovranno saper gestire verso la strada dell’economia circolare ad impatto zero.

Inoltre, la campagna ha cercato di informare il pubblico sulle modalità di conferimento dei RAEE, promuovendo l'utilizzo di isole ecologiche locali, il ritiro gratuito degli ingombranti offerto dai Comuni, e i servizi di ritiro “1 contro 1” e “1 contro 0” presso i rivenditori di apparecchiature elettroniche. I cittadini attraverso indicazioni web hanno potuto accedere ai punti di raccolta più vicini e ottenere informazioni utili su come conferire correttamente i RAEE, anche durante le vacanze, per ridurre l'abbandono di questi rifiuti e a migliorare la sostenibilità ambientale, una bella risposta dall’Italia alle richieste di Bruxelles che richiede anche campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale, un bell’atto di civiltà ecologico.