Sei Grandi Donne che hanno cambiato le regole e scritto la storia dal 69 a.C. fino ai giorni nostri
Civiltà

Sei Grandi Donne che hanno cambiato le regole e scritto la storia dal 69 a.C. fino ai giorni nostri

mdo  Redazione | Settembre 22, 2024

La società attuale, sempre più frenetica, per poterti affermare nello studio nel lavoro e in qualsiasi altro campo, ti impone di correre per poter sopravvivere, e inevitabilmente per non perder tempo, si ignora il “come” “quando” e “chi” ti ha permesso di avere oggi ciò che a tutti apparentemente sembra normale.

Tutto il mondo celebra da alcuni anni il 28 settembre la "Giornata internazionale per il diritto all'informazione", in virtù di ciò e a sostegno del diritto di accedere liberamente, ricevere, produrre informazione rappresenti un prerequisito per la cittadinanza attiva, per una società della conoscenza efficace e inclusiva, per la rivendicazione e il sostegno dei diritti umani, informiamo il mondo che ne è ignaro con la storia di sei figure femminili che hanno affrontato il mondo in cui vivevano per trasformarlo in quello che viviamo ancora oggi, fungendo da modello di riferimento nell’ambito della politica, della scienza, della letteratura, della moda, dell’umanità e dei diritti civili, purtroppo bisogna considerare che i meriti poi sono stati probabilmente attribuiti ad altri “perché detto dalla storia” le politiche e il business cercan sempre di prevalere o confondere.

Cleopatra Tèa Filopàtore

Cleopatra VII nata nel 69 a.C., seconda di cinque figli di Tolomeo XII e di sua moglie Cleopatra V. Tryphania. Cleopatra VII era la discendente dei macedoni che furono stabiliti come governanti sull'Egitto quando Alessandro Magno conquistò l'Egitto nel 323 a.C. La dinastia di Tolomeo discendeva dal greco macedone di nome Tolomeo Soter, che Alessandro Magno installò in Egitto, quindi gran parte degli antenati di Cleopatra erano greci macedoni. Sebbene non si sappia molto sui suoi primi anni di vita, le giovani donne reali della dinastia tolemaica erano ben istruite e sebbene la Biblioteca di Alessandria non fosse più la centrale intellettuale del Mediterraneo, la struttura e il suo centro di ricerca adiacente, il Mouseion era ancora un centro per l'apprendimento. Ha appreso studi di medicina, divenendo una scrittrice medica da giovane ed ha studiato filosofia, retorica e oratoria con un tutor. Era una linguista di talento: oltre al suo greco nativo, Plutarco riferisce che parlava etiope, trogodita, ebraico (probabilmente aramaico o meno probabilmente ebraico), arabo, egiziano, siriano, medio e partico e molti altri. Leggeva senza dubbio greco, egiziano e latino, quasi 15 lingue che Le permisero di non necessitare di interpreti e consiglieri (che La potessero influenzare) nel prendere veloci decisioni con le delegazioni straniere che si palesavano al Suo cospetto.

Cleopatra VII, l’ultima regina dell’Egitto tolemaico, era anche profondamente coinvolta nelle pratiche religiose del suo tempo: il culto del toro, in particolare il culto di Apis, che era una delle pratiche religiose più importanti nell’antico Egitto. Apis era un toro sacro adorato come un Dio vivente, considerato un intermediario tra gli dei e gli uomini, il toro, venerato come animale divino e sacro da quasi tutte le culture dell’antichità, simbolo associato alla Luna, alle costellazioni, alla fertilità, alla rinascita e persino al potere dei Re, per cui Cleopatra, come molti dei Suoi predecessori, partecipava attivamente a questi culti per legittimare sempre più il Suo potere e rafforzare il Suo legame con le tradizioni egiziane.

Cleopatra viene raccontata soprattutto per i suoi confronti con l’Impero di Roma romanzati con i Generali Giulio Cesare e Marco Antonio, eclissando quasi la figura straordinaria di donna forte e indipendente che è stata in tutto ciò che ha compiuto: a cominciare dall’ascesa al trono a soli diciotto anni, fino ad arrivare alle sue brillanti capacità strategiche. La più grande Regina che l’Egitto ha avuto nella sua storia si è distinta agli occhi del mondo per la Sua cultura e per le Sue capacità diplomatiche nonchè politiche, accentratrici ed espansive, che ha messo in campo senza mai davvero sottomettersi alla supremazia degli uomini che la circondavano, nonostante l’avanzare dell’egemonia della Repubblica di Roma. Il Suo esempio è stato fondamentale e di ispirazione per molte leader vissute nei secoli successivi, che hanno riconosciuto in Lei la dimostrazione vivente del fatto che anche le donne possono essere in grado di governare con saggezza, autonomia e grande competenza, addirittura di un regno vasto e complesso come quello egiziano. Infatti, fin dai tempi antichi la figura di Cleopatra è stata e sarà ancora al centro di racconti e ricostruzioni storiche più o meno fantasiose, che l’hanno portata a sopravvivere nell’immaginario comune fino all’epoca contemporanea.

Olympe de Gouges

Dal mondo antico dell’Egitto andiamo in una Francia di epoca più moderna, verso la fine del 1700, perché non possiamo non citare l’operato coraggioso di Marie Gouze conosciuta con lo pseudonimo Olympe de Gouges durante la Rivoluzione: sente tutto il peso di un’istruzione lacunosa e di bassa qualità e cerca allora di rimediare mettendosi a leggere e a scrivere con grande volontà per cui diventa drammaturga scrittrice e attivista.  Si appassiona al teatro, tanto da creare una sua compagnia itinerante e iniziare a comporre delle opere originali, basate sulla sua sensibilità e sulle sue idee: Zamore e Mirza o il naufragio felice (1784); Il matrimonio inaspettato di Cherubino (1786) contro i matrimoni combinati; Riflessione sugli uomini neri (1788); La marcia dei neri e La necessità del divorzio (1790); La Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791) in cui dichiarava l’uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna, poi con la commedia l’Escalavage des Noirs (1792) è passata alla storia per il suo impegno a favore dei diritti delle donne e per la sua audacia nel contestare l’ipocrisia dei politici del tempo, che nel rivendicare maggiori libertà e concessioni per i ceti sociali meno abbienti non si curavano però dell’oppressione sistemica ai danni delle donne. Nel 1788 pubblicò due opuscoli politici che suscitano clamore e dibattiti in quel periodo, in particolare sul Journal Gènèral de France, ma anche in altri giornali, per cui sviluppa allora un progetto di impostazione patriottica con la sua celebre Lettera al Popolo, proponendo un vasto programma di riforme sociali e societarie nelle sue Osservazioni Patriottiche. Ottiene infatti, che le donne siano ammesse ad una Cerimonia a carattere Nazionale, la Festa della Legge del 3 giugno 1792 poi alla Commemorazione della Presa della Bastiglia il 14 luglio 1792.

Dopo la rivoluzione il teatro diventa più autonomo nella scelta dei pezzi, ma gli intenti abolizionisti contenuti nelle sue opere rimangono comunque malvisti. Quindi frequenta circoli e conosce la marchesa di Montesson ove grazie a lei riesce a proporsi come autrice alla Comedie Francaise, ma dei suoi scritti teatrali l'unico ad arrivare sul palco è Zamore e Mirza o il naufragio felice, rappresentato alla Comedie Francaise nel 1792, col titolo La schiavitù dei neri o il naufragio felice che provoca reazioni scandalizzate nel pubblico e lei rischia l’arresto. Olympe è autrice di 29 romanzi e scritti vari, di 71 pièce teatrali e di 70 pezzi tra libelli rivoluzionari e articoli.

Prende a cuore le cause che sente più vicine, come il divorzio, la gestione dei reparti maternità degli ospedali con la richiesta di standard igienici conformi negli ospedali (dove una donna su 4 muore di parto), l’abolizione della schiavitù, i diritti degli orfani e delle ragazze madri. Si oppone alla prigione per debiti e alla monacazione forzata per le ragazze senza dote.

Nel 1788 pubblica l’opera Mémoire de Madame de Valmont sur l’ingratitude et la cruauté de la famille de Flaucourt, un testo parzialmente autobiografico, che secondo l'autrice riporta le trascrizioni di alcune lettere del marchese de Pompignan a sua madre, cui vengono negati aiuti economici e dove si allude alla possibile paternità della piccola Marie. Sceglie di pubblicarlo come fosse il proprio epistolario personale, ma aspetta qualche anno dopo la morte del marchese per non attirarsi ulteriori polemiche.

Nel 1789 pubblica ben 12 petizioni per l'Assemblea Costituente, tutte incentrate sulla protezione e sulla tutela dei componenti più fragili della società, ad esempio richiede a gran voce ricoveri per anziani indigenti e asili per i figli degli operai.

Scrive un testo sul modello della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. La sua fama è dovuta al testo giuridico Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne pubblicato nel 1791. Si tratta della replica al testo adottato all'Assemblea nazionale due anni prima, dove afferma che donne e uomini hanno pari diritti e che i bambini nati fuori dal matrimonio devono avere lo stesso trattamento degli eredi legittimi. 

De Gouges non si accontenta di una dichiarazione troppo generica ed elenca con precisione quali siano questi diritti della donna, compresa la possibilità di: 

  • partecipare alla gestione del potere a tutti i livelli di governo,
  • esprimere la sua opinione pubblicamente,
  • dichiarare il nome del padre dei suoi figli, rendendo in questo modo gli uomini legalmente obbligati al mantenimento dei figli illegittimi.

Il testo è un terremoto dal punto di vista morale e normativo, racchiude anche una riflessione sulla indispensabile parità di trattamento nella mansione lavorativa, per poi concentrarsi sul regime matrimoniale, includendo:

  • un appello all’abolizione del matrimonio religioso da sostituire con un contratto sociale tra uomo e donna che si impegnano a gestire in maniera equa la ricchezza e a suddividerla tra i figli anche in caso di separazione dei due coniugi,
  • il diritto di proprietà della donna indipendentemente dallo stato coniugale.

Olympe de Gouges è di fatto un'attivista dei diritti civili in un’epoca che a malapena prende in considerazione lo stato sociale. Le sue posizioni contro la pena di morte, la schiavitù e la guerra le portano molte antipatie, ma saranno le sue considerazioni politiche a condannarla.

Dopo la Rivoluzione, nel 1792 viene proclamata la Repubblica e inizia ufficialmente il processo a Luigi XVI. Olympe si schiera pubblicamente con i Girondini difendendo l’ex sovrano. Si è più volte dichiarata sfavorevole alla repubblica e sostenitrice di una monarchia costituzionale, ma il momento è pessimo per ribadire questi concetti: viene accusata di essere filomonarchica e si cerca in più modi di farla tacere.

Lei non ci sta e firma comunque un manifesto Le tre urne, dove invoca un governo federale, che permetta a ogni dipartimento di far scegliere mediante voto popolare la forma di governo ai cittadini.

Consapevole dei rischi osserva e denuncia pubblicamente le derive più estremiste del nuovo governo, stampando degli opuscoli contro Marat (proprio colui che poi la fa condannare con una farsa) e nell’ottobre 1792 il manifesto intitolato Pronostic sur Maximilien Robespierre, par un animal amphibie.

Nel 1793 con la caduta dei Girondini si apre la fase conosciuta come Regime del Terrore. Olympe de Gouges viene arrestata il 20 luglio e incarcerata per tre mesi; processata al Tribunale rivoluzionario con un procedimento farsa senza neanche un avvocato difensore viene condannata per tradimento. Accusata di tradimento con un'apposita legge promulgata nel marzo del 1793, viene fatta sparire dallo scenario politico perché i suoi scritti sono considerati una minaccia per il nuovo equilibrio politico.

Bisognerà attendere la fine della Seconda guerra mondiale perché Marie-Olympe de Gouges esca da caricature inventate dalle politiche dell’epoca per denigrarla. Studiata, discussa, particolarmente in America, in Oriente e in Europa, la sua originalità, la sua indipendenza di spirito, i suoi scritti coraggiosi e la sua generosità senza fine, la sua onestà intellettuale ne fanno una delle più belle figure umaniste della fine del Settecento, e tornando nel nostro tempo in Francia, nei preparativi delle manifestazioni per il bicentenario della rivoluzione, i testi di Olympe de Gouges sono stati letti, editi, assicurandole un primo riconoscimento.

Dopo l'ottobre 1989, grazie all'iniziativa della storica Catherine Marand-Fouquet, molte petizioni sono state indirizzate alla presidenza della Repubblica per chiedere che le ceneri di Olympe de Gouges fossero portate al Pantheon. Ancora oggi, memorabile e coraggiosa la sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, con cui sostenne apertamente la sua visione paritaria ove anticipò le richieste del movimento femminista che si sarebbe sviluppato nei Paesi occidentali nei secoli successivi.

Ada Lovelace

Cento anni dopo, nel 1815 nasce Augusta Ada Byron, contessa di Lovelace, figlia del poeta inglese Lord Byron e della matematica Anne Isabella Milbanke. Nobildonna e matematica britannica, menzionata sempre più spesso come esempio della capacità delle donne di eccellere nei campi scientifici e tecnologici, anche in un'epoca in cui per loro era difficile istruirsi e fare carriera. La sua, infatti, è la storia di una grande passione per la matematica e per l’innovazione, che la portò a collaborare con Charles Babbage, l’inventore della macchina analitica. Fu grazie alle sue intuizioni e al suo ingegno che Ada Lovelace contribuì a gettare le basi della programmazione informatica, creando delle istruzioni all’interno di quelle che definì delle "schede perforate" e generando così il primo algoritmo destinato a essere elaborato da una macchina.

Tra i suoi appunti sulla macchina di Babbage si rintraccia anche un algoritmo per generare i numeri di Bernoulli, considerato come il primo algoritmo espressamente inteso per essere elaborato da una macchina, tanto che Ada Lovelace è spesso ricordata come la prima programmatrice di computer al mondo.

Fin da giovane s'interessò alle scienze matematiche e in particolare al lavoro di Babbage sulla macchina analitica. Anche se la macchina di Babbage non fu mai costruita, gli studi di Lovelace sono importanti per la storia del computer. Ada Lovelace aveva previsto anche la capacità dei computer di andare di là dal mero calcolo numerico, mentre altri, incluso lo stesso Babbage, si focalizzavano soltanto su questa capacità.

Ada Lovelace incontrò e corrispose in molte occasioni con Charles Babbage. Rimase affascinata dall'universalità delle sue idee e, interessatasi al suo lavoro, iniziò a studiare i metodi di calcolo realizzabili con la macchina differenziale e la macchina analitica. Babbage fu colpito dall'intelligenza di Lovelace e dalla sua abilità soprannominandola incantatrice dei numeri “The Enchantress of Numbers”.

Nel 1840 Charles Babbage fu invitato a tenere un seminario sulla sua macchina analitica al secondo Congresso degli scienziati italiani, che si teneva presso l'Università di Torino. Luigi Federico Menabrea, giovane ingegnere italiano e futuro primo ministro del Regno d'Italia, si dedicò successivamente a una descrizione del progetto di Babbage, che pubblicò col titolo Notions sur la machine analytique de Charles Babbage nell'ottobre del 1842 alla Bibliothèque Universelle di Ginevra. Babbage chiese ad Ada Lovelace di tradurre in inglese il saggio di Menabrea e di aggiungere eventuali note. Durante un periodo di nove mesi, tra il 1842 e il 1843, Ada si occupò di tradurre e commentare tale materiale, che in seguito fu pubblicato su The Ladies Diary e Scientific Memoirs di Taylor sotto le iniziali A.A.L. Il lavoro della Byron fu talmente accurato che il testo di Menabrea si ampliò, dalle venti pagine originali, a circa cinquanta, in virtù delle note aggiunte dalla curatrice.

Ada Lovelace avviò una corrispondenza con Menabrea. Egli la spinse a integrare nella pubblicazione le sue note; inoltre i due matematici si scambiarono idee e prospettive sulle future possibilità delle macchine analitiche. Nel suo articolo, pubblicato nel 1843, la Lovelace descriveva tale macchina come uno strumento programmabile e, con incredibile lungimiranza, prefigurava il concetto di intelligenza artificiale, spingendosi ad affermare che la macchina analitica sarebbe stata cruciale per il futuro della scienza, anche se non riteneva che la macchina potesse divenire pensante come gli esseri umani.

Nel 1953, più di cento anni dopo la sua morte, furono ripubblicate le note della Lovelace sulla macchina analitica di Babbagea cui riuscì anche ad individuare un gravissimo errore compiuto dallo stesso Baggagea come lui stesso affermò. La macchina è stata riconosciuta come un primo modello per il computer e gli appunti di Ada come una descrizione di un computer dotato di software. Le sue note furono identificate alfabeticamente dalla A alla G. Nella nota G, Ada descrive un algoritmo per la macchina analitica per calcolare i numeri di Bernoulli, che oggi viene generalmente riconosciuto come il primo programma informatico della storia, motivo per il quale è considerata da molti come la prima programmatrice della storia dei computer.

Ada fu una delle poche persone a capire pienamente le idee di Babbage e, grazie a ciò, riuscirono a creare un programma per la macchina analitica. Vi sono, in effetti, degli indizi (monografia di Menabrea) dove probabilmente Ada suggerisce anche l'uso di schede perforate del telaio Jacquard per la seconda macchina di Babbage. Successivamente Ada intraprese una corrispondenza anche con altri illustri scienziati, come Michael Faraday e John Herschel. E nel 2018 è stato fondato dalla Nuffield foundation l'Ada Lovelace Institute, con lo scopo di garantire che "i dati e l'Intelligenza Artificiale siano al servizio delle persone e della società.

Coco Chanel

Gabrielle Bonheur Chanel è stata una stilista francese del 1900, capace con la sua opera di rivoluzionare il concetto di femminilità e di imporsi come figura fondamentale del fashion design e della cultura popolare del XX secolo. Ha fondato la casa di moda che porta ancora oggi il suo nome, Chanel.

Veniamo ora a una delle figure più iconiche del mondo della moda, la stilista e imprenditrice Coco Chanel, che ci ha lasciato in eredità il suo contributo non solo in termini di eleganza e semplicità da applicare all’abbigliamento, ma anche rispetto alla sua innovativa visione della donna. È stata lei, d’altronde, a ridefinire i canoni della bellezza negli anni Venti e Trenta del XX secolo, aiutando le donne a liberarsi dalle restrizioni che venivano loro imposte da vestiti e accessori ingombranti e coprenti.

Al termine della prima guerra mondiale, durante la quale Chanel Modes aveva imposto la sua presenza sul mercato, nasce il prototipo della garçonne, che Chanel interpretò insieme a Patou. Coco Chanel, attraverso la moda, rappresentò il nuovo modello femminile che stava sviluppandosi nel Novecento: una donna dinamica, che lavorava e che non poteva più essere schiava dell'abbigliamento costrittivo della Belle Époque. «Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece, avevo ormai una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Bisogna potersi rimboccare le maniche.»

Chanel diede a quella nuova donna il vestito giusto. Lo stesso famoso (tubino) vestitino nero sembra proprio ispirato alla divisa delle commesse. La stilista sosteneva che «la vera eleganza non può prescindere dalla piena possibilità del libero movimento». Per l'utilizzo di materiali umili e per l'ispirazione che traeva dalle figure legate alla vita lavorativa, Chanel venne rinominata la regina del genre pauvre, una «“povertà di lusso" molto moderna e snob». Paul Poiret chiamava lo stile di Coco misérbailisme de luxe. La stilista liberò le donne da corsetti e impalcature per cappelli, donando loro abiti comodi, semplici nelle linee per intraprendere una vita quotidiana dinamica.

Negli anni venti, Coco intraprese una relazione col Granduca Dmitrij Pavlovič, cugino dello zar Nicola II, che gli presentò il profumiere Ernest Beaux figlio del profumiere dello Zar, emigrato in Francia a causa della Rivoluzione russa, il quale aveva realizzato in Russia (non ancora Unione Sovietica) un Eau de Catherine, nome poco consono ai tempi e al luogo, ma, con qualche accorgimento, sarebbe diventato il profumo di cui era alla ricerca Coco in Francia, così nel 1921 uscì sul mercato il suo profumo Chanel Nº 5.

La fragranza era del tutto innovativa, in un'epoca in cui iniziavano a farsi timidamente largo i profumi di sintesi. Il profumo di Chanel venne realizzato artificialmente, con molecole sintetiche. Nasceva così un nuovo ideale di profumo «frutto di una fabbricazione, un profumo femminile» che odora «di donna, perché una donna deve odorare di donna e non di rosa». La fragranza prese il nome di Nº 5 in quanto corrispondeva alla quinta essenza scelta da Chanel oltre ad essere il suo numero preferito.

A partire dal 1913 fino ad arrivare al 1930, Chanel portò la lunghezza delle gonne sotto il ginocchio e abbassò il punto vita, promosse l'utilizzo del jersey e dello stile alla marinara, e per finire introdusse l'utilizzo dei pantaloni femminili. Chanel crea così la nuova donna del XX secolo, una donna che afferma la propria femminilità non per contrasto, bensì per paradosso, attraverso la rivisitazione di abiti maschili. «Prendendo i vestiti maschili e dando loro una piega femminile, Coco diede anche un significante contributo al movimento femminile. Non si volle mai descrivere come femminista, ma la sua rivoluzione nel disegno dell'abito femminile coincise con l'esplosione del movimento femminista».

Grazie al suo approccio moderno e pratico ha così preso piede una rottura con le tradizioni su scala sempre maggiore, che è diventata il riflesso di un profondo cambiamento sociale e culturale, e che ha permesso di ridefinire il concetto di femminilità e di emancipazione dei costumi a trecentosessanta gradi che ritroviamo ancora oggi.

Rosa Parks     

E passiamo all’attivista statunitense del movimento per i diritti civili, Rosa Louise Parks Mc Cauley, una figura apparentemente più semplice e ordinaria rispetto a quelle di cui ci siamo occupati finora, ma che in realtà ha giocato un ruolo cruciale nella storia degli Stati Uniti. Cresciuta in un ambiente contraddistinto da una forte propensione al razzismo e caratterizzato da stringenti norme razziali, di retaggio schiavista, panorama simile a quello di diversi stati del sud degli Stati Uniti che intorno agli anni ‘50 predicavano la divisione tra neri e bianchi, secondo il motto separate but equal, ed in cui le persone di colore godevano di minori diritti e subivano continue umiliazioni.

Divenne famosa per essersi rifiutata nel 1955 di obbedire alla regola di cedere il proprio posto su un autobus a una persona di razza bianca, dando così origine al boicottaggio dei bus a Montgomery. La sua azione si inseriva in un contesto di proteste; nove mesi prima Claudette Colvin era stata protagonista di un episodio analogo. All'episodio di Rosa Parks fu data maggiore risonanza.

«Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire.»

Il 1º dicembre 1955 a Montgomery Rosa stava tornando a casa in autobus dal suo lavoro di sarta in un grande magazzino. Non trovando posti liberi, occupò il primo posto dietro all'area riservata ai bianchi, nel settore dei posti accessibili sia ai bianchi sia ai neri, posti che però i neri avevano l'obbligo di cedere qualora fosse salito un bianco e non avesse trovato posto tra quelli riservati ai bianchi. Dopo tre fermate l'autista, l'ex militare James F. Blake, le chiese di alzarsi e spostarsi in fondo all'automezzo per cedere il posto ad un passeggero bianco salito dopo di lei. Rosa, mantenendo un atteggiamento calmo, sommesso e dignitoso, rifiutò di muoversi e di lasciare il suo posto. Il conducente quindi fermò il veicolo e chiamò due agenti di polizia per risolvere la questione: Rosa Parks fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le Norme Cittadine. Ma già c’era un precedente, infatti Blake e la Parks si erano già incontrati su un autobus da lui guidato nel 1943, anno in cui la donna era salita sul mezzo dalla porta anteriore, riservata ai bianchi, e l'autista le aveva chiesto di scendere e risalire dalla porta posteriore, dedicata ai neri; Rosa, indignata, era scesa ed aveva atteso l'autobus successivo, promettendosi che da quel momento, ogni volta che avrebbe preso un autobus, non sarebbe salita qualora vi avesse nuovamente visto Blake alla guida.

Rosa Parks fu quindi incarcerata con l'accusa di “condotta impropria”, ma poche ore dopo l'accaduto venne scarcerata grazie a Clifford Durr, un avvocato bianco antirazzista da sempre impegnato nella battaglia per i diritti civili della comunità afroamericana, che decise di pagare la cauzione alla donna.

Comunque la notizia dell'arresto di Rosa Parks e dell'episodio si diffuse velocemente: la popolazione afroamericana si trovò in subbuglio, pronta a protestare ma nel terrore di eventuali rappresaglie da parte dei bianchi e di peggiorare ulteriormente la situazione. Fu Jo Ann Robinson, presidentessa della Women’s Political Council, un’associazione femminile afroamericana, a proporre un'azione di protesta pacifica: quella notte fece stampare migliaia di volantini in cui invitava la popolazione nera a boicottare i mezzi pubblici e li distribuì nei vari luoghi di ritrovo. Martin Luther King ed altri leader del movimento contro la discriminazione razziale vennero a sapere dell'iniziativa ed aiutarono a organizzarla e diffonderla.

Il giorno successivo, il 5 dicembre, incominciò il boicottaggio degli autobus di Montgomery, protesta che durò per 381 giorni; decine di pullman rimasero fermi per mesi finché non venne abolita la legge che legalizzava la segregazione. Le proteste furono appoggiate non solo dalla popolazione afroamericana ma anche dall'opinione pubblica e alcuni particolari ordini di lavoratori, come i tassisti, che abbassarono il costo delle corse a quello di un biglietto del bus per agevolare i protestanti nel boicottaggio. Lo stesso giorno si tenne il processo a Rosa Parks che se la cavò con una multa. Questi eventi diedero inizio a numerose altre proteste in molte parti del paese. Lo stesso King scrisse sull'episodio descrivendolo come «l'espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà», aggiunse che Rosa «rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future».

Nel 1956 il caso di Rosa Parks arrivò alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che stabilì, all'unanimità, l'incostituzionalità della segregazione sugli autobus pubblici dell'Alabama.

Sebbene non fosse una leader del movimento per i diritti civili che si stava sviluppando nell'ultima parte degli anni cinquanta, la figura di Rosa Parks divenne un simbolo importantissimo per gli attivisti e, di conseguenza, malvista dagli ambienti segregazionisti bianchi contrari alla protesta nera. Dal 1965 al 1988 lavorò come segretaria per il deputato al Congresso John Conyers.

Nel 1979 fu una delle protagoniste della raccolta di figurine collezionabili Supersisters, che aveva l'obiettivo di proporre modelli femminili di successo in campo politico, sportivo, sociale e culturale.

Nel 1999 ottenne la Medaglia d'oro del Congresso.

L'artista contemporaneo Ryian Mendoza ha creato una riproduzione esatta dell’edificio, minuscolo e fatiscente, la casa in cui Rosa dovette rifugiarsi dopo il celebre gesto, l'opera d'arte è stata esposta in Germania e attualmente si trova nel cortile del Palazzo Reale di Napoli.

Rosa Parks è stata anche soprannominata Mother of the Civil Rights Movement, ella ebbe un impatto senza precedenti nella lotta contro la segregazione razziale, che rese incostituzionale quella misura. Il suo atto di resistenza pacifica è quindi ricordato ancora oggi come un simbolo di audacia e di determinazione, che evidenzia peraltro l’importanza delle donne nella lotta per i diritti civili.

Isabella Pulpan

E dopo il percorso segnato da Donne uniche tra l’Europa e l’America arriviamo ai giorni nostri con un’Élite Internazionale: Isabella Pulpan, che impegnata a promuovere un discorso di Pace nel Mondo e di giustizia sociale, partecipa a ricerche nella Comunità Europea nel campo della tutela e salvaguardia dei minori e del rispetto dei diritti fondamentali.

Nel 2010 assieme ad un team internazionale lavora assiduamente per la protezione degli stranieri che vengono in Europa e in Italia per lavorare in maniera onesta. Per questo viene scelta a rappresentare tutti gli stranieri in Italia, una donna capace di lottare per la salvaguardia delle mamme, dei minori e delle fasce deboli in un paese che non è suo.

Nel 2011 partecipa al 150° Anniversario dell’Unità d’Italia con la presentazione del libro “Cara Italia ti scrivo” e sottolinea l’importanza del contributo che gli stranieri in Italia apportano sia alla ricchezza culturale che a quella monetaria della nazione.

Impegnata costantemente in campagne a tutela dei diritti umani con particolare attenzione a quelli delle madri e del fanciullo, nel 2012 pubblica il libro verità "Bambini costretti al silenzio e Mamme perseguitate dalla giustizia" un libro-inchiesta che parla di oltre 30mila bambini stranieri ed italiani sottratti ingiustamente alle madri straniere ed italiane, il 20 novembre dello stesso anno nella Giornata Mondiale dell’Infanzia al convegno “Facciamoli vivere la loro infanzia” rende pubblica la Bozza di Proposta Legislativa per la Modifica della Legge sull’Affido del Minore.

Nel 2013 a seguito di continue richieste dal mondo della diplomazia internazionale, realizza cittadinanza sportiva per correre in aiuto ai minori stranieri a cui non veniva permesso di gareggiare nel mondo dello Sport in Italia. L’iniziativa colse l’interesse delle più importanti istituzioni, ma dopo i sostegni morali, nessuna azione concreta si mosse per risolvere il problema, per cui dopo ennesime risposte vuote, nel 2014 si presenta a Bruxelles e consegna la Petizione Cittadinanza Sportiva al Parlamento Europeo per far luce sulla questione incresciosa che tutti sanno e tutti tacciono in quanto fino a quel momento lo Sport non Unisce, e ottenere col coinvolgimento europeo la soluzione giusta per i giovani stranieri offesi e discriminati dal mondo dello Sport. Nel 2015 Cittadinanza Sportiva diventa legge, che finalmente permette di gareggiare e non richiede di dover avere per forza la cittadinanza dello Stato ospite per poter gareggiare nello Sport, resta in essere lo jus sanguinis e jus soli, ma, da questo momento nascono altri appellativi inventati ad oc dalle politiche divisorie che appaiono solo propagande politichesi a danno dei cittadini italiani e degli stessi eventuali cittadini stranieri.

Il giorno 8 settembre 2017 viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la proposta di Legge di Iniziativa Popolare "Difesa dei Bambini e della Famiglia", il testo della proposta di legge voluto e redatto da Isabella Pulpan comprende 27 articoli, tra i principali: “il divieto di allontanamento dei bambini dai propri nuclei familiari, un sostegno di 500 euro al mese ad ogni figlio a carico per le famiglie che hanno meno di 9.000 euro all'anno di reddito, le case agli italiani con figli malati, l'istituzione della Guardia Antifemminicidio per non dare più in pasto agli aguzzini le donne che hanno il coraggio di denunciare, l'applicazione della legge salva-suicidi, e altro ancora." La promotrice dell’iniziativa, sostiene che "il cittadino o il politico che si oppone a questa legge si dichiara automaticamente nemico della famiglia e del popolo. Il popolo è sovrano e deve proteggere la propria famiglia. Questa è la legge che metterà fine agli abusi sui bambini e ridarà il benessere all'Italia", ma il compito di fare in modo che le cose funzionino correttamente compete proprio ai rappresentanti scelti dal popolo: i Parlamentari, perciò invia copia della proposta di legge a tutti i Parlamentari di quel momento per indurli ad agire, difatti oggi molte nuove iniziative legislative cavalcano proprio quei famosi 27 articoli del 2017.

Contattata per migliaia di episodi di violenze e schiavismo a donne dell’est europa nei campi di coltivazione agricola del Sud Italia, si reca prima a Palazzo Chigi per un immediato intervento, richiede un’interrogazione parlamentare, poi dopo aver conferito col Ministero Italiano, suggerisce al Ministro della Diaspora di “scendere dall’Olimpo” e di correre in soccorso ai suoi concittadini.

Per un incidente diplomatico, interviene e denuncia il Vicepresidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana quando questo si rende autore di reati di diffamazione, discriminazione ed incitazione alla discriminazione e violenze verbali per motivi razziali e nazionali con gesti, attraverso mass media e social network provocando danni di immagine nei confronti dello Stato di Romania.

A seguito della questione Ucraina-Russia si prodiga per trovare corridoi di pace, interessata alla cessazione delle ostilità è impegnata nella tutela delle donne e dei bambini, affinchè possano trovare nell’immediato un’alcova sicura.

Diplomatica dalle mille risorse del nostro tempo, La troviamo spesso tra i grandi della terra, ma Lei resta una persona riservata e schiva perché il suo interesse per il bene di tutti, è realizzare anziché primeggiare e farsi notare.